MALTEMPO:
Piove sul bagnato: Accanto alla “bomba d’acqua”, che si sta abbattendo sulla regione, va ricordato l’andamento meteorologico di una primavera anomala, in cui le precipitazioni sono state (in alcune aree) anche del 300% in più rispetto alla media. Le piogge hanno imbottito i terreni, ormai privi di capacità di assorbimento, e hanno colmato canali, fossi e scoline al limite delle portate, ovvero tutta la rete idraulica minore, messa in forte difficoltà; così le copiose piogge in corso da stamane stanno cogliendo una regione idraulicamente “allo stremo”. Basti pensare che nel nord vicentino sono caduti 120 millimetri d’acqua in 6 ore! Il paradosso climatico vede un Veneto colpito l’anno scorso dalla siccità, mentre quest’anno dal fenomeno opposto. Morale: enormi danni per gli agricoltori, che, ancora in difficoltà dall’anno scorso si trovano ora in ginocchio. Il tutto aggravato dalla eccessiva cementificazione del territorio. Giuseppe Romano, Presidente Unione Veneta Bonifiche: “Gli eventi meteorici odierni testimoniano la necessità di dare al più presto avvio agli interventi previsti per la riduzione del rischio idraulico, a partire dai bacini di laminazione e da un grande piano fatto di piccoli interventi e una nuova cultura nel territorio, ad invarianza idraulica zero. Oltre alle grandi opere bisogna dire basta all’urbanizzazione non governata, rispettare i pareri di compatibilità idraulica sulle nuove urbanizzazioni, provvedere alla pulizia dei fossi nelle campagne e recuperare gli scoli nelle aree urbane.”
Dove realizzati, appunto, i bacini di espansione stanno rivelandosi determinanti a trattenere le ondate di piena, evitando conseguenze ancor più drammatiche a campagne e centri abitati. Ma molto c’è ancora da fare. A destare le maggiori preoccupazioni, ancora una volta, sono, nel veronese, Soave, dove ha rotto il torrente Tramigna, e San Bonifacio, dove è tracimato il torrente Alpone; grande apprensione si sta vivendo anche a Vicenza, dove stanno convergendo uomini e mezzi per fronteggiare una piena del fiume Bacchiglione, che potrebbe arrivare a livelli pericolosi. Si guarda con ansia al cielo e si temono soprattutto gli apporti di piena attesi dalle zone montane, dove è piovuto abbondantemente.
Anche in provincia di Venezia e Padova sono segnalate numerose criticità idrauliche ed allagamenti. Le zone più critiche sono subito apparse a Casier, alcuni tratti del Terraglio in prossimità dell’argine a destra della Fossa Storta a Mogliano, il centro di Rio San Martino, alcune aree di Noale. E ancora la zona a Marcon, tra Scandolara e Sant’Alberto. Problemi anche ad Arsego e Vigodarzere. I sottopassi lungo il Terraglio, a Preganziol e Sambughè sono stati chiusi. Con il passare delle ore e le continue precipitazioni le zone critiche si sono ampliate al Rio Vernise e Rio Tasca in zona Zero Branco e nell’area dello scolo Bombena verso Mogliano, ma soprattutto presso l’impianto idrovoro di Torre dei Burri, a San Giorgio delle Pertiche, andato presto in sofferenza tanto che il Consorzio ha subito previsto il rinforzo con altre pompe mobili.
Meno grave è la situazione in provincia di Treviso. Nella zona del Muson dei Sassi il problema sta lentamente rientrando. I maggiori allagamenti si sono verificati tra Zero Branco, Quinto di Treviso, Istrana e Silea. Spaventa la situazione del fiume Sile, i cui sviluppi sono costantemente tenuti sotto controllo. Nell’hinterland trevigiano, allagamenti diffusi nelle campagne di Dosson e Preganziol, paesi dove ci sono già progetti finanziati di casse di espansione che verranno realizzate a breve.
La vigilanza è comunque costante ed il sistema di Protezione Civile, così come i Consorzi di bonifica interessati, è allertato sull’arco delle 24 ore.