I Consorzi di bonifica veneti agli Stati Generali sul dissesto idrogeologico a Roma

 

Lavorare assieme, senza che vi siano poteri competitivi quando gli obiettivi sono unitari. “Consorzi di bonifica, Sindaci, Regioni, Stato, articolazioni della Repubblica, ma anche società civile e privati, insieme per raggiungere obiettivi di sistema, per la sicurezza del nostro Paese”.

Ha aperto così i lavori degli Stati generali contro il dissesto idrogeologico, oggi a Roma, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano del Rio.

 

“Le risorse ci sono, spenderemo oltre 1 miliardo di euro l’anno”. Questo invece il messaggio lanciato da Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, che in pochi mesi, ha visto avviare 300 cantieri sui 1500 programmati.

Secondo l’elenco fornito dalle Regioni, sono circa 7 mila le opere che servono al Paese, ma D’Angelis è sicuro: “Noi contiamo di finanziarle tutte e di poterle concludere, grazie anche all’impegno dei Consorzi  di bonifica nell’arco di 7 anni.” La pianificazione delle opere farà leva anche sui fondi europei di sviluppo e coesione.

Nel solo Veneto, i Consorzi di bonifica ne hanno in cantiere già 130 per un valore di 237 milioni di euro. Giuseppe Romano, Presidente Unione Veneta Bonifiche, che ha preso parte all’incontro, a rappresentanza del Veneto, ricorda che oltre ai cambiamenti climatici che hanno sicuramente inciso sugli ultimi disastrosi eventi, si deve tener conto dell’eccessiva urbanizzazione di un territorio che ha impermeabilizzato negli ultimi anni 4950 ha all’anno di terreno, generando la necessità assoluta di creare opere di compensazione idraulica.

Romano, condivide le 3 linee programmatiche lanciate da Vincenzi, Presidente A.N.B.I. (Associazione Nazionale dei Consorzi di bonifica): “Nel segno dell’operatività, che ci caratterizza, chiediamo la creazione di una cabina di regia per monitorare lo stato di avanzamento e l’effettiva realizzazione degli interventi necessari, per i quali, entro il 2015, dovranno essere spesi circa 2 miliardi e sarà stanziato annualmente 1 miliardo nei 7 anni a seguire. Chiediamo poi una forte azione collettiva, affinchè venga approvata la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, causa dell’aumentato rischio idrogeologico. Infine, indichiamo l’utilizzo delle cooperative sociali nella manutenzione del suolo, giacchè ciò permetterebbe di accedere agli oltre 10 milioni di euro, disponibili sul Fondo Sociale Europeo di cui oltre 4 miliardi per l’occupazione sostenibile”.

“Ad inizio del nuovo anno – continua il Presidente A.N.B.I. – presenteremo il 6° Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico che, nel 2014, prevedeva oltre 3.300 interventi per quasi 8 miliardi di euro, finanziabili con mutui quindicennali; iniziare un grande piano di prevenzione significherebbe non solo risparmiare vite umane, ma spendere 5 volte meno di quanto necessita poi per riparare i danni.”

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