Interventi di riconversione irrigua e di ammodernamento delle reti di distribuzione per il risparmio della risorsa idrica oltreché la realizzazione di nuove reti nelle aree non servite dall’irrigazione consortile; Interventi per l’accumulo della risorsa idrica (bacini di accumulo interaziendale, riuso delle cave) e per la laminazione delle piene; Realizzazione di barriere antisale e interventi per il contrasto alla salinizzazione delle falde e dei suoli; Interventi di ricarica della falda e tesaurizzazione della risorsa idrica.

Queste le risposte di Unione Veneta Bonifiche per ridare futuro ai sistemi eco-acquatici, presentate sul tavolo della terza Audizione Pubblica Regionale sull’Acqua, in corso a Verona.

In relazione al consumo della risorsa, occorre considerare l’importanza della corretta gestione irrigua che permette alle nostre aziende agricole di soddisfare i fabbisogni interni e di produrre colture tipiche riconosciute con marchi DOC, DOP, IGT, IGP largamente apprezzati sul mercato globale. L’idea comunemente diffusa rimane quella che l’agricoltura sia tra i principali imputati dell’impronta idrica con un’incidenza a livello mondiale pari a circa il 70% dei consumi. Sulla base di questo concetto, la nuova programmazione regionale di sviluppo rurale (PSR 2014-2020) vorrebbe incentivare la razionalizzazione, l’efficientamento ed il risparmio idrico attraverso interventi volti principalmente al monitoraggio dei consumi e alla riconversione produttiva verso colture cosiddette meno idro-esigenti.In realtà non è soltanto l’agricoltura a produrre un’elevata impronta idrica ma l’insieme quotidiano dei nostri usi porta ad aggravare lo sfruttamento della risorsa. Si tratta quindi di reimpostare i nostri stili di vita verso comportamenti più virtuosi, volti al riciclaggio, alla riduzione dei consumi e al minor spreco di alimenti. 

Significativi risultano alcuni valori di impronta idrica relativi a prodotti alimentari e altri beni materiali determinati dalla campagna “Generation awake!” promossa dalla Commissione Europea sull’efficienza nell’uso delle risorse.

PRODOTTO

IMPRONTA IDRICA

1 foglio di carta

13 litri

1 fetta di pane

48 litri

1 mela

82 litri

1 tazza di caffè

132 litri

1 fetta di formaggio

152 litri

1 birra

170 litri

1 pizza margherita

1.216 litri

1 barretta di cioccolato

1.720 litri

1 hamburger

2.393 litri

1 T-shirt

2.495 litri

1 kg di riso

2.497 litri

1 paio di scarpe

8.547 litri

1 paio di jeans

9.982 litri

1 kg di carne di manzo

15.415 litri

Dalla tabella emerge che un chilo di carne di manzo ha un’impronta idrica ben più elevata rispetto ad altri prodotti, perché derivante dal consumo diretto di acqua da parte dei bovini e da quella utilizzata per l’irrigazione delle foraggere di cui si nutrono, ma è ancora più significativo che i beni materiali di non “prima necessità” come scarpe, abbigliamento, carta (1 solo foglio = 13 litri), ma anche caffè, cioccolata e birra, ormai di uso quotidiano, se sommati producano sicuramente un’impronta idrica ben maggiore di quella dei prodotti agricoli e agro-alimentari. Le proposte della nuova programmazione agricola regionale non risultano assolutamente condivise dai Consorzi che, certamente, non intendono promuovere politiche finalizzate all’utilizzo non sostenibile della risorsa, quanto piuttosto proporre adeguati interventi di gestione dell’acqua volti all’ampliamento ed ammodernamento delle reti irrigue nelle zone strutturate, nonché all’infrastrutturazione delle aree dove si pratica l’irrigazione di soccorso.  Un adeguato sostegno ai sistemi irrigui potrebbe derivare dalla realizzazione di bacini interaziendali per l’accumulo della risorsa che, in alcune zone del Veneto, questa azione potrebbe avvalersi sul recupero e riutilizzo delle cave con la duplice funzione di garantire approvvigionamento idrico nei periodi più aridi e di laminazione delle piene. Entrambe le azioni, strutturazione delle aziende agricole e realizzazione di opere consortili, sono imprescindibili l’una dall’altra in quanto gli interventi aziendali di ammodernamento, riconversione e risparmio idrico risulterebbero del tutto inutili se non adeguatamente coordinati e inseriti nel contesto della programmazione progettuale e delle reti dei Consorzi di bonifica attraverso specifici “Piani irrigui d’area”.

L’altro aspetto di rilevanza per la razionalizzazione degli impieghi irrigui è il supporto tecnico alle aziende agricole al fine di migliorarne le conoscenze agronomiche, per una più corretta gestione degli impianti e delle modalità di intervento, attraverso l’adozione di un bilancio idrico colturale che fornisce un consiglio irriguo agli agricoltori, già sperimentato nell’ambito del PSR 2007-2013, Misura 214 i, che prevedeva l’uso della piattaforma informatica IRRIFRAME.

Il razionale uso della risorsa idrica può concretizzarsi anche attraverso particolari strumenti di governance, quali i Contratti di Fiume, di Foce, di Falda e di Lago, ovvero strumenti in grado di coinvolgere tutti gli attori al fine di superare le divergenze di gestione e giungere all’obiettivo di governance negoziata ed integrata, finalizzata al perseguimento di obiettivi comuni quali: riqualificazione dei sistemi ambientali, paesistici ed insediativi afferenti ai corridoi fluviali, salvaguardia dal rischio idraulico, uso sostenibile delle risorse idriche, riequilibrio del bilancio idrico, riduzione dell’inquinamento delle acque, condivisione delle informazioni e diffusione della cultura dell’acqua.