GIUSEPPE ROMANO, PRESIDENTE UVB: “EVENTI STRAORDINARI SEMPRE PIU’ FREQUENTI CHE CI IMPONGONO DI CAMBIARE MENTALITA’”

Accanto agli allagamenti diffusi dei giorni scorsi, va ricordato l’andamento meteorologico di una primavera anomala, in cui le precipitazioni sono state (in alcune aree) anche del doppio rispetto alla media. Nei primi quattro mesi dell’anno sono caduti circa 600 millimetri di acqua, su una media annuale di circa 1000 millimetri, ovvero il 60% dell’intera piovosità annuale.
Piogge eccezionali come queste hanno imbottito i terreni, ormai privi di capacità di assorbimento. L’acqua si è quindi riversata nella rete idraulica minore colmando canali, fossi e scoline al limite delle portate. Giuseppe Romano, Presidente Unione Veneta Bonifiche: “In questo voglio sottolineare che i Consorzi di bonifica avevano provveduto anticipatamente allo svuotamento dei canali, proprio per far fronte all’eventuale criticità. Senza azioni di questo tipo a quest’ora staremo parlando di un Veneto interamente sommerso.”
Inoltre l’agricoltura, già duramente colpita dalla siccità dello scorso anno, si trova ora a fare i conti con il problema inverso. La bieticoltura è ormai “tagliata fuori”, così come le prime semine primaverili che rischiano di saltare, tanto che nelle campagne si comincia a pensare di già ad investire nella soia. Giusppe Romano: “Il 40% della superficie destinata alle barbabietole è senza semina; il 30% per il mais. In uno scenario più che drammatico, la situazione agricola veneta presenta oggi 32 mila ettari di superficie agricola regionale deputata alle orticole non ancora seminata.”
Il tutto aggravato dalla eccessiva cementificazione del territorio, aumentata del 27% negli ultimi 30 anni.
Dal 2010 i Consorzi di bonifica, in mancanza di risorse pubbliche, hanno continuato a svolgere anche le manutenzioni straordinarie, sostituendosi alla Regione Veneto e operando per 30 milioni di euro. Cifre che mostrano che dal 2010 è stato fatto molto per il Veneto: opere eccellenti, come la Cassa di espansione di Riese Pio X, a Castelfranco Veneto, nel trevigiano, dove senza di essa finirebbe allagata gran parte dell’area della castellana. Tuttavia, 120mm in 6 ore è una statistica impressionante, soprattutto in un contesto meteo-climatico come quello che stiamo vivendo. Situazioni che non possono ridursi al dare la colpa al meteo, soprattutto quando l’evento straordinario si verifica con questa frequenza. Giuseppe Romano: “Bisogna convivere con i grandi eventi e dare avvio agli interventi previsti per la riduzione del rischio idraulico, a partire dai bacini di laminazione. Unione Veneta Bonifiche ha presentato un piano pluriennale per la messa in sicurezza idraulica del Veneto da 557 progetti per un valore di 1,4 miliardi di euro. Ma questo non garantirebbe la fine degli allagamenti, in quanto è necessario anche un grande piano fatto di piccoli interventi fondati su una nuova cultura di gestione del territorio, ad invarianza idraulica zero. Credo sia importante dire basta all’urbanizzazione non governata, rispettare i pareri di compatibilità idraulica sulle nuove urbanizzazioni, provvedere alla pulizia dei fossi nelle campagne e recuperare gli scoli nelle aree urbane.
La Settimana della bonifica e dell’irrigazione 2013, con decine di manifestazioni su tutto il territorio e un coinvolgimento scolastico di circa 5000 ragazzi, si pone come obiettivo proprio questo, convinti che un cambio culturale sia strettamente connesso con i decisori del futuro di domani.”

Maurizio Conte, Assessore all’Ambiente della Regione Veneto, esprime la necessità di metter mano al Patto di stabilità: “ La collaborazione che c’è stata in questi due anni con i Geni Civili e i Consorzi di bonifica è stata essenziale per individuare le criticità del Veneto. Ma serve prima metter mano al patto di stabilità per poter finalmente sbloccare le risorse necessarie a fare le opere. Se abbiamo le risorse ma non possiamo utilizzarle, qualcosa non va. Spero che Zanonato dia a Zaia i poteri che servono per l’approvazione di alcuni progetti. Inoltre, voglio fare un appello ai sindaci: le cose sono cambiate, va bene dare la possibilità a tutti di costruire, ma non si possono mettere in discussione vincoli idraulici che poi devono essere ripagati se costruiti in maniera errata. È necessario un coordinamento per la realizzazione di queste opere. C’è stata qualche ingiustificata situazione, ma alcuni lavori non sono stati fatti per la criticità del tempo negli ultimi mesi. Trissino e Caldogno sono esempi, come il lavoro di Fonte, nel trevigiano, che risolverà il problema del Muson. 120 milioni previsti per la realizzazione di 5 casse di espansione. In questi due anni siamo riusciti a trovare con le associazioni di categoria dell’agricoltura degli accordi. Noi dobbiamo essere garantisti della proprietà privata ma non si possono non prendere in considerazione le infrastrutture per la tutela dei comuni.”