L’Unione Veneta Bonifiche interviene sulla delicata questione che si sta affrontando in questi giorni sui giornali in merito al blocco del cemento e dell’edilizia nelle aree del Veneto a forte rischio di allagamenti. “Bisogna frenare il consumo del suolo, ma il cambiamento vero e proprio si genera con un cambio di cultura. La sicurezza idraulica deve partire dal basso, dalle aree private, urbane e dalle campagne, coinvolgendo direttamente i cittadini e gli enti locali che si rendono quindi i protagonisti nella riprogettazione del territorio. Tutti dobbiamo partecipare al miglioramento dell’ambiente in cui viviamo, rispettando delle semplici regole”. Il riferimento del Presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, Giuseppe Romano, va alle 7 regole per un nuovo modello di sviluppo del nostro territorio, presentate da UVB dopo gli allagamenti dello scorso novembre.
Si tratta di un vademecum che mira al recupero di quelle buone pratiche relative alla cura e alla manutenzione del territorio.
“E’ necessario che le autorità competenti mettano un freno all’urbanizzazione, per fare in modo che si costruisca nella sostenibilità e nel rispetto del territorio. A tal proposito, consideriamo obbligatorio rispettare i pareri di compatibilità idraulica nelle nuove urbanizzazioni, ovvero la possibilità di “cementificare” una determinata area solo se questa preveda anche un’opera “compensativa” che possa contenere le acque e farle defluire con gli stessi tempi che aveva in origine. Un esempio lampante viene dalle micro-casse di espansione realizzate dai Consorzi a supporto delle reti fognarie, nuove lottizzazioni e delle aree commerciali. Altra regola riguarda la stipula di accordi e convenzioni con i comuni anche attraverso il superamento del Patto di Stabilità, al fine di recuperare risorse per fare interventi all’interno delle aree urbane, andando in aiuto ai comuni le cui attività sono molto spesso bloccate per via dei fondi vincolati. Il rapporto con gli enti locali, è per noi strategico in quanto permette di collaborare con chi ha le maggiori responsabilità nel governo del territorio dal punto di vista idraulico. C’è la necessità di ricreare l’invarianza idraulica nelle aree già edificate , che si traduce in un monitoraggio che mette in evidenza i punti di debolezza nelle aree urbane andando a realizzare, attraverso piani pluriennali, opere a sostegno degli impianti fognari e dei reticoli di scolo nelle aree private e comunali. Bisogna poi recuperare gli scoli nelle aree private, ovvero in quei micro reticoli di scolo delle acque meteoriche eliminati per incuranza, per far posto alle piste ciclabili o per recuperare spazi per i giardini… Infine prevediamo il recupero delle capacità di invaso anche nelle aree agricole, attraverso un miglioramento delle dei canali, delle canalette e delle scoline all’interno delle aree agricole private, e l’estensione a tutti i comuni del Veneto del Piano delle Acque. Strumento essenziale che permette un monitoraggio completo del territorio, evidenziandone i punti di debolezza e programmandone le azioni conseguenti. Con ciò i Consorzi saranno punto di riferimento delle Amministrazioni comunali per la messa in atto degli interventi necessari.”
Il Consumo del suolo in Veneto è aumentato, negli ultimi 30 anni, del 27%, ovvero 50.000 ettari edificati in più, con una conseguente perdita della superficie agricola utilizzata (S.A.U.) del 5% (-44.000 ha). Tradotto: in Veneto 1724 ettari all’anno vengono cementificati.
Romano: “Si parla spesso che serve buon senso, ma intanto si continua a cementificare. Per dare un seguito al Protocollo d’intesa firmato con A.N.C.I. Veneto lo scorso anno, siamo pronti a coinvolgere tutti gli enti responsabili nella gestione del territorio, affinché le 7 regole diventino prassi quotidiana nello sviluppo della nostra Regione. In attesa di una proposta di legge della Regione che possa contenere il problema del consumo del suolo, noi diciamo che se si vuole costruire lo si fa solo esclusivamente ad invarianza idraulica ad impatto zero, ovvero senza condizionare le condizioni preesistenti dell’ambiente attorno. Il passato dovrebbe averci insegnato qualcosa”.