“La popolazione deve prendere coscienza che la soluzione agli eventi catastrofici che si verificano in tutta Italia, non risiede solo nel realizzare le grandi opere di difesa idraulica ma anche nel rispettare determinate regole di difesa del territorio:

Dobbiamo fermare l’urbanizzazione non governata, facendo si che si costruisca nella sostenibilità e rispetto del territorio, con un rispetto assoluto dei pareri di compatibilità idraulica nelle nuove urbanizzazioni, ovvero la possibilità di “cementificare” una determinata area solo se questa preveda anche un’opera “compensativa”; ricreare l’invarianza idraulica nelle aree già edificate; recuperare gli scoli nelle aree private, eliminati per incuranza e falsi fini ambientali come  per le piste ciclabili ed i giardini… infine, il recupero delle capacità di invaso anche nelle aree agricole, attraverso un miglioramento dei canali, delle canalette e delle scoline all’interno delle aree agricole private.

Il tutto attraverso un’azione comune che parta dal basso, che coinvolga tutti gli stakeholders interessati, dai Consorzi di bonifica, ai cittadini, ai Comuni, alla Regione…e attraverso il superamento del Patto di Stabilità.”

Questo il messaggio lanciato da Giuseppe Romano, Presidente Unione Veneta Bonifiche alla vigilia del IX Tavolo Nazionale dei Contrati di Fiume, che si terrà domani a Venezia Mestre, presso l’Hotel NH Laguna Palace e al quale parteciperanno anche Erasmo D’Angelis, capo unità di missione al Governo contro il dissesto idrogeologico e Chiara Braga, Responsabile Ambiente del Partito Democratico.

 

Buone notizie arrivano dal Governo. La sicurezza dei cittadini costi quel che costi: non può essere un limite il patto di Stabilità, né possono esserlo leggi. A dirlo è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. “Uno Stato serio – dice – deve essere al fianco di coloro che ripristinano la sicurezza dei cittadini senza il timore di essere inquisiti o di non avere risorse. Le leggi esistono, ma prima viene la sicurezza delle persone”

 

I Consorzi di bonifica stanno già lavorando in prevenzione con un Piano Nazionale di riduzione del rischio idrogeologico e, in Veneto, con  130 cantieri a fronte di un investimento di 237 milioni di euro, per interventi direttamente cantierabili, che hanno previsto la laminazione delle piene di vari corsi d’acqua, il potenziamento degli impianti idrovori e delle opere idrauliche. “Lavorare in prevenzione significa spendere 5 volte meno di quanto necessita poi riparare i danni, tenendo conto che investire nella sicurezza idraulica del nostro Paese, significa generare nuovi posti di lavoro.”

A questo si aggiunge uno strumento di concertazione, ora attivo in tutta Italia: il Contratto di Fiume.

Massimo Bastiani, Coordinatore del Tavolo Nazionale dei CdF: “Il successo dei contratti di fiume risiede, a mio parere, nel fatto che dalle piccole comunità locali fino al Governo Nazionale, si sta ormai facendo strada la consapevolezza che per trovare nuovi modelli di gestione servono nuovi strumenti di partecipazione. La gestione dell’emergenza, certamente aggravata dai cambiamenti climatici, è necessaria per tutelare vite e beni esposti al rischio, come i drammatici eventi che hanno colpito l’Italia in questi giorni dimostrano, ma altrettanto importante è la parallela costruzione di percorsi di prevenzione, di cambiamento reale, che ci consentano di ridurre e progressivamente uscire proprio da quel rischio.”