“300 milioni in 7 anni, derivanti dal Piano Organizzativo Nazionale per le infrastrutture irrigue, sono troppo pochi per garantire un’irrigazione di qualità, in quanto sufficiente a finanziare solo pochi interventi in Veneto, peraltro già individuati dal precedente Piano Irriguo Nazionale. Dobbiamo ricordarci che le acque irrigue costituiscono una priorità strategica per il rilancio della nostra economia.”

Questo, quanto  dichiara il Presidente di Unione Veneta Bonifiche, Giuseppe Romano, a margine della Conferenza Nazionale Irrigua a Roma.

“Il 70% della produzione agricola italiana è irrigua. L’acqua, fornita dai Consorzi di bonifica all’agricoltura, è un elemento dominante del made in Italy ed il comparto agroalimentare ha segnato, nel 2013, un +4,1% con un giro di affari di oltre 33 miliardi. Sono numeri, da cui deve partire una riflessione.”
Secondo Romano, investire in irrigazione significa garantire un’agricoltura competitiva e conservare una notevole risorsa ambientale, costituita anche dai benefici effetti arrecati soprattutto per la “ricarica” delle falde ed alla produzione di energia idroelettrica.
“Alla luce dell’esclusione dei Consorzi di bonifica dal Piano di Sviluppo Rurale adottato gli scorsi giorni, abbiamo chiesto alla Regione del Veneto di integrarvi prossimamente le nostre proposte, al fine di realizzare specifici piani irrigui d’area per l’ammodernamento e l’ampliamento delle reti irrigue nelle zone strutturate, nonchè risolvere i problemi di approvvigionamento nelle aree, dove l’irrigazione è solo di soccorso. Confidiamo inoltre in un’integrazione finanziaria attraverso le risorse provenienti dal Fondo di Coesione Nazionale.”