Lo sbarramento sul Brenta si farà.

Con  sentenza n.297/2016, il Tribunale Superiore delle Acque di Roma ha rigettato, perchè infondati, tutti gli argomenti contro lo sbarramento antintrusione salina alle foce del fiume Brenta. Il ricorso fu promosso dai titolari di darsene fluviali presenti lungo l’asta terminale dei fiumi Brenta-Gorzone. Ora il Provveditorato alle Opere Pubbliche, assieme alla Regione Veneto ed al Comune di Chioggia, con il Consorzio di Bonifica ed Ministero Per le Politiche Agricole valuteranno la modalità di realizzazione dell’opera strategica, attesa da oltre 16 anni.

Il Comune potrà, pertanto, dare il via libera alla radicale riprogettazione del sistema viario tra le due sponde del fiume, attualmente collegate esclusivamente dal ponte della Romea.

Grazie allo sbarramento sul Brenta, le frazioni di Cavanella, Sant’Anna e Ca’ Lino e i lidi dell’Isola Verde potranno contare su un comodo collegamento urbano con Sottomarina. L’intervento, di fondamentale importanza sotto il profilo urbanistico, è stato sbloccato dal Tribunale superiore delle acque di Roma, cui s’erano rivolti alcuni titolari di darsene, site a monte rispetto al ponte della Romea. Il contenzioso si trascinava da quasi tre anni.

Gli imprenditori avevano avviato l’azione legale contro il ponte-diga nella convinzione che le tecnologie previste dai progettisti, a lavori ultimati, non avrebbero garantito un adeguato livello di sicurezza. Contrariamente a quanto asserivano i tecnici degli enti pubblici, a loro avviso le paratoie mobili contro la risalita dell’acqua dal mare si sarebbero potute intasare di detriti, accentuando il rischio di inondazione. Sostenevano, inoltre, che l’opera avrebbe fortemente penalizzato il transito delle barche verso la foce, determinando il collasso del settore nautico–turistico.

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UN’OPERA IRRINUNCIABILE

Qualche mese prima della battuta d’arresto conseguente al ricorso, durante una conferenza, il presidente del consorzio di bonifica Adige–Euganeo Antonio Salvan aveva invece dichiarato: «Il dispositivo idraulico sormontato da una struttura carrabile destinata a collegare Sottomarina all’Isola Verde è irrinunciabile, vitale per l’agricoltura, da realizzare entro i tempi previsti, pena la progressiva desertificazione di circa 40 mila ettari, dalla foce sino ai piedi dei Colli Euganei». Nella medesima occasione, l’allora sindaco Giuseppe Casson aveva aggiunto: «La realizzazione di un comodo varco carrabile sul fiume, posizionato a valle rispetto al ponte della Romea, sarà fondamentale per lo sviluppo urbanistico del Clodiense». Casson e Salvan s’erano, inoltre, detti certi che le previste conche idrauliche, in virtù degli accordi previsti dall’appalto-concorso, non avrebbero costituito un grave impedimento al transito dei natanti. «I macchinari – aveva rassicurato il presidente del consorzio – saranno gestiti con grande flessibilità». Il ponte-diga sarà realizzato circa 700 metri a valle, rispetto alla Romea.

Costo dell’opera, già appaltata: circa 23 milioni di euro ripartiti tra il Ministero dell’agricoltura, il Comune, la Regione e l’ex Magistrato alle acque. Il Piano regolatore prevedeva il varco assai più a valle. Nel 2006, però, l’ubicazione originaria fu ritenuta inadeguata dal Genio civile di Padova. Sarebbe risultata troppo esposta ai marosi. L’esigenza di un nuovo ponte sul Brenta è avvertita sin dal primi anni Settanta, quando il Comune dette il via libera alla nascita della zona turistica d’oltrefiume, all’Isola Verde. Da allora, la proposta è ricomparsa, di volta in volta, nei programmi elettorali di tutti i partiti. La vicenda era approdata al Tribunale superiore delle Acque dopo che il Tar (cui dapprima s’erano rivolti gli imprenditori nautici) aveva dato “forfait”, per incompetenza in materia.

 

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