In linea con quanto affermato del premier Letta e dal Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, nei giorni scorsi e ribadito in occasione delle commemorazioni in memoria delle vittime del Vajont questi giorni, secondo cui serve una politica di salvaguardia del territorio sotto l’aspetto idrogeologico, Giuseppe Romano, Presidente di Unione Veneta Bonifiche esprime massimo appoggio:“Proprio in questi giorni ci ritroviamo a ricordare uno dei più grandi disastri idrogeologici della nostra storia. Non possiamo permettere che questi errori si ripetano. I geologi dicono che  si rischiano nuove catastrofi; è vero, il nostro territorio ha subito negli ultimi decenni un’urbanizzazione senza freni e ora ha la necessità di esser messo in sicurezza con investimenti sicuri, dettati in primis da un cambio di mentalità: lo sviluppo del nostro Paese non può prescindere dalla sicurezza idraulica.”

In Veneto, Unione Veneta Bonifiche per ridurre il rischio idrogeologico ha proposto un piano pluriennale di opere da 557 progetti per 1,4 miliardi di euro. “Progetti che garantirebbero la salvaguardia idraulica delle zone maggiormente a rischio – continua Romano – ma soprattutto permetterebbero un notevole riscontro in tema di occupazione, con migliaia di posti che si verrebbero a creare.”

Non solo: affidarne la realizzazione ai Consorzi di bonifica, d’intesa con le Amministrazioni Locali secondo quanto sancito dal Protocollo d’Intesa UVB – A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Veneto, permetterebbe di superare quel patto di stabilità, i cui vincoli hanno finora contribuito a bloccare gli investimenti e la cui rimodulazione è chiesta dallo stesso Ministro in favore degli enti locali protagonisti di interventi contro il dissesto idrogeologico.