Si aggrava la crisi idrica che sta colpendo non soltanto il Bassanese ma anche le montagne e a sud la pianura. Una situazione molto difficile, anche perché all’orizzonte non si vedono precipitazioni di una certa consistenza in arrivo. L’attuale stato delle riserve idriche, con poche piogge in pianura e niente neve in montagna, fa presagire un 2016 che rischia di copiare uno degli anni più catastrofici, il 2003. Gli enti che gestiscono fiumi e canali fanno il possibile per preservare i quantitativi minimi d’acqua.
L’Enel dal canto suo produce solo lo stretto indispensabile di energia. La Regione, infine, si prepara a istituire un’unità di crisi già a partire dai primi giorni di febbraio, nel caso non dovessero esserci nuove precipitazioni. Unità che metterà attorno a un tavolo tutti gli enti incaricati della gestione delle acque, dai consorzi di bonifica all’Enel.
«Per ora è prematuro prendere provvedimenti ma ci stiamo preparando al peggio – spiega Giuseppe Pan, assessore regionale per le politiche agricole, caccia e pesca – Possiamo solo pregare che piova e che in montagna nevichi abbastanza per recuperare i livelli di scorte idriche che ancora non si sono formati. Il lago del Corlo è sotto i minimi storici. In inverno non si era mai visto così. La falda solo nel mese di gennaio si è abbassata di circa due metri. Ieri mi sono confrontato con il Consorzio di bonifica Brenta.
La situazione è già grave. Se entro i prossimi 15 giorni non ci saranno abbondanti precipitazioni verrà istituita un’unità di crisi, che avrà lo scopo di predisporre i piani di emergenza per la stagione primaverile, così da poter garantire almeno le prime irrigazioni. Non posso nascondere però che questo 2016 rischia di diventare un altro 2003». Se è vero che c’è ancora tempo per sperare nelle tanto agognate precipitazioni, viene da chiedersi cosa si potrebbe fare per prevenire le emergenze legate alla siccità.
«C’è solo una cosa da fare e bisogna cominciare a pensarci seriamente – dice Pan . Dobbiamo aumentare le riserve idriche. Il fatto che il clima stia cambiando pesantemente è sotto i nostri occhi, ci stiamo avvicinando sempre più alle condizioni tropicali, con lunghi periodi di siccità alternati da brevi ma violente precipitazioni. Dobbiamo cominciare a pensare seriamente a come aumentare le riserve idriche e possiamo farlo costruendo nuovi invasi oppure pulendo a fondo quelli che già ci sono. Basti pensare che solo l’invaso del Corlo immagazzina la metà dell’acqua possibile perché mezzo fondale è pieno di detriti. Non ci resta che cominciare a lavorare in prospettiva, le piogge prima o poi arriveranno, ma è necessario creare le condizioni per prevenire le emergenze future». Per ora però non resta che sperare, alla luce di dati che appaiono a dir poco sconfortanti. Basti pensare che nel 2015, il lago del Corlo nel mese di dicembre ha avuto un volume medio di accumulo pari a 17 milioni di metri cubi di acqua contro una media mensile che sempre nel mese di dicembre negli ultimi dieci anni è stata pari a 29 milioni di metri cubi. Cifre che parlano da sole.
Giornale di Vicenza