A fronte di un aumento dei consumi energetici del 15%, i Consorzi di Bonifica del Veneto si troveranno a fine anno a sostenere bollette più care del 103% rispetto al 2021.
Le cause? Caro energia e siccità record.
“I costi energetici peseranno sempre più nei bilanci dei Consorzi di Bonifica a causa dei mutamenti climatici che richiedono lavoro extra sia nel pompaggio di acqua irrigua in estate, sia nel funzionamento delle idrovore chiamate a mantenere in sicurezza il territorio in presenza di precipitazioni dal carattere sempre più torrenziale” Ad affermarlo è Francesco Cazzaro, presidente di ANBI Veneto, l’associazione dei Consorzi di Bonifica, intervenuto oggi pomeriggio in Regione nelle audizioni della Commissione Bilancio. “I Consorzi di bonifica sono tenuti al pareggio di bilancio e non vogliono gravare interamente sulle spalle di agricoltori e cittadini, già oberati dall’inflazione, chiediamo pertanto alla Regione un impegno finanziario concreto.”
Dati alla mano, il 2022, tra siccità e caro bolletta, passerà agli annali come annus horribilis anche per il sistema dei Consorzi di bonifica cui spetta la sicurezza idraulica e la gestione dell’acqua irrigua. “Secondo le nostre previsioni – ha spiegato il direttore di ANBI Veneto Andrea Crestani in Commissione-, a fronte di un +15% di energia utilizzata, i Consorzi del Veneto dovranno far fronte a una bolletta del 103% in più rispetto all’anno scorso. In euro significa 19 milioni non previsti a inizio anno: da 18,2 milioni del 2021 ai 37 milioni del 2022”.
Il dato è fortemente legato ai costi sostenuti in estate per tenere in funzione i circa 400 impianti di pompaggio gestiti dai Consorzi: tra gennaio e agosto i costi energetici ammontavano a 28.314.208 euro contro i 13.096.491 euro dello stesso periodo del 2021. Otto mesi nei quali, a fronte di aumento dei consumi del 20% la bolletta è aumentata del 116%, oltre il doppio a causa dell’aumento dei costi kWh. Ora si guarda con apprensione ai restanti mesi di quest’anno, se da un lato le piogge sono attese e necessarie visto il perdurare della siccità, dall’altro, precipitazioni particolarmente violente, potrebbe richiedere un lavoro extra per le idrovore con un ulteriore aggravio di costi, oggi non prevedibile.
Nell’audizione ANBI Veneto ha anche chiesto alla regione di sostenere il “Piano Laghetti”, attualmente in fase di definizione, fondamentale per realizzare invasi in grado di aumentare la capacità del territorio di trattenere acqua da utilizzare nei periodi siccitosi.