Con 350 mm di pioggia caduti in poche ore in un’area pedemontana attraversata da decine di fiumi a carattere torrentizio, la Romagna è stata colpita da una catastrofe naturale che ha tempi di ritorno plurisecolari. Una tempesta perfetta nella quale ha inciso anche un altro fattore: la stessa area, infatti, pochi giorni prima, era stata colpita da altri episodi temporaleschi significativi che avevano saturato il terreno riducendone la capacità di assorbimento.

Ogni considerazione riguardante il consumo del suolo eccessivo e il fatto che la pianura Padana ha una natura pluviale, frutto di sedimenti trasportati nei millenni, e pertanto soggetta a questi fenomeni, è più che legittima; è comunque altresì evidente che questi eventi estremi, a conclusione di lunghi periodi siccitosi, sono effetto di cambiamenti climatici che sempre più condizionano e condizioneranno le nostre vite ed è pertanto fondamentale e non più rinviabile un ripensamento generale dei territorio.

“Della drammatica alluvione in Romagna ci ricorderemo giusto il tempo di rendere omaggio alle vittime; poi ciascuno dovrà rimboccarsi le maniche e da solo ricostruirsi la vita, perché solidarietà delle parole e concretezza dei fatti, spesso rallentati da un’estenuante burocrazia, non vanno di pari passo” a dirlo è Francesco Vincenzi, che oltre alla presidenza nazionale di ANBI riveste il ruolo di presidente di ANBI Emilia-RomagnaSe una lezione si vuole trarre da quanto accaduto, è la necessità di ripensare le priorità ed i necessari investimenti per il futuro del Paese, perché senza sicurezza nella gestione delle acque non può esserci sviluppo“.

Sarebbe miope tacere che quanto accaduto in Emilia-Romagna ha colpito una delle regioni più attente alla sicurezza idrogeologica, evidenziando l’impotente esposizione del nostro Paese alle violente conseguenze della crisi climaticaaggiunge Massimo Gargano, direttore generale di ANBI,ma l’attenzione, in realtà, dovrebbe concentrarsi sulle troppe emergenze idrogeologiche, evitate per semplice casualità nelle scorse settimane, pur in quadro complessivo di siccità. E’ necessaria una nuova cultura del territorio, perché l’estremizzazione degli eventi atmosferici non è più un’eccezione, ma un ricorrente pericolo, che grava sulla vita delle nostre comunità.”

Impressionante è osservare l’evoluzione delle piene in decine di torrenti concentrati in una zona piuttosto limitata dell’Emilia-Romagna e constatare che molti dei torrenti ora esondati segnalavano insufficienza idrica fino a qualche settimana fa; infatti, il bollettino di Arpae (Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia Romagna) ricorda che Aprile era stato fortemente carente di piogge con un deficit pluviometrico, che a livello regionale aveva toccato il 66,2%! Gli aumenti repentini dei livelli registrati da fiumi e torrenti, evidenziano come siano in grado in poche ore di sprigionare una potenza distruttiva, che rende inadeguata l’attuale rete idraulica ed obbliga ad una riflessione anche sui criteri di manutenzione.