Una maxi barriera mobile in grado di consentire il normale deflusso delle acque dolci da monte verso la foce del fiume Po e al contempo capace di impedire il passaggio dell’acqua salata nell’opposta direzione. E’ questa un’accreditata soluzione volta a contrastare la risalita del cuneo salino nel Delta.
Nei giorni scorsi, nella sede del Consorzio di Bonifica Delta del Po, il presidente dell’ente Adriano Tugnolo e il direttore generale Giancarlo Mantovani hanno incontrato – in una sessione tecnica mirata – il Segretario dell’Autorità di Distretto del Fiume Po Meuccio Berselli e con lui hanno esaminato l’ipotesi idraulica che contempla il posizionamento della maxi barriera.
All’incontro hanno preso parte anche AIPO e Arpa Veneto. Il problema della risalita del cuneo salino infatti ha assunto negli ultimi anni carattere di particolare intensità rischiando di minacciare aree ambientali e produttive sempre più vaste causando danni di ingente entità. A partire dai primi Anni 2000 gli effetti della risalita del cuneo salino registrati a Pontelagoscuro (FE) – a parità di portata – si sono palesati in modo decisamente più evidente così come la stessa lunghezza del perimetro di risalita dei flussi di acqua salata. Precedentemente, nel corso degli Anni ’80 e 90’ la realizzazione di barriere antisale a livello sperimentale alla foce del Po di Gnocca e alla foce del Po di Tolle videro svanire l’ambizione idraulica delle azioni a causa della risalita repentina che si verificò sul Po di Pila, proprio per questo oggi occorre una soluzione che possa assicurare garanzie di durata ed efficacia.
Oltre alla pratica irrigua – che nell’area rappresenta un essenziale valore economico per le comunità – la mancanza di una metodologia valida nel contrasto della progressiva salinizzazione della risorsa idrica rischia di toccare da vicino anche l’uso idropotabile viste le importanti derivazioni a Ponte Molo e Sabbioni nei Comuni di Taglio di Po e Corbola. In più una presenza massiccia di acqua salata in aree piuttosto distanti dall’Adriatico comporta un contestuale “aumento della concentrazione salina” della falda (dolce) con conseguente possibilità di microdesertificazione dei terreni a vocazione agricola e cambiamento sostanziale dell’habitat nel Parco Regionale del Veneto del Delta del Po e nelle limitrofe aree Natura 2000.
“La barriera antisale realizzata con tecnologie avanzate in grado di rispondere alle esigenze del territorio – ha commentato il Segretario Berselli – rappresenta uno strumento utile per regolare al meglio il flusso delle acque bloccando così la risalita del cuneo salino; aggiungo anche che la stessa barriera può rappresentare una sorta di invaso, una vera e propria risorsa irrigua aggiuntiva ed alternativa con possibile impiego stagionale dell’acqua accumulata in periodi siccitosi sempre più frequenti. Soddisfazione per la proficua collaborazione che si sta concretizzando con il Consorzio di Bonifica Delta del Po e con il territorio tutto”.